Chi è il price taker e che ruolo ha nella finanza
La figura generica dell’intermediario finanziario raccoglie al suo interno una varietà di ruoli e soggetti diversi. Il cosiddetto “price taker” è uno di questi. La traduzione letterale di questo termine è “acquirente senza potere contrattuale”, tuttavia questa complicata formula non viene utilizzata, dato l’influsso della lingua inglese nel linguaggio tecnico finanziario.
A differenza del “price maker”, ossia un soggetto economico di grandi dimensioni e quindi capace di determinare le oscillazioni nei prezzi di un certo prodotto presente sul mercato, il price taker è normalmente un soggetto di dimensioni più ridotte, e anzi in molte occasioni è una persona fisica.
Proviamo a vedere in modo più approfondito quali sono le sue caratteristiche e le sue funzioni.
Price taker chi è
Per definizione il price taker è una persona fisica o giuridica che non ha l’influenza necessaria per determinare da solo il prezzo di un titolo o di un prodotto sul mercato di riferimento. Questo soggetto si trova quindi, in maniera antitetica al price maker, a subire le fluttuazioni dei prezzi sui mercati, anche se la varietà e l’asimmetria tra i diversi soggetti che possono essere definiti price taker ne rendono complicata una chiara identificazione.
Naturalmente sono considerabili price takers la maggior parte dei singoli investitori, così come tutti i consumatori di beni comuni. Per quanto riguarda le aziende, questa definizione si applica solitamente quando le quantità di beni che questa produce, o di titoli che gestisce, non sono sufficienti ad avere effetti sensibili sul mercato una volta che vi sono immessi. La società in questione sarà costretta a vendere i propri prodotti ai prezzi correnti, pena l’esclusione dal proprio mercato di riferimento.
Price taker cosa fa
Abbiamo visto che, quando l’attività di un singolo attore non è in grado di modificare i prezzi di un prodotto, è considerabile un price taker. Nei mercati finanziari, il meccanismo che scatena questo effetto è esattamente lo stesso che nei più semplici mercati di beni.
Se un’azienda produce ogni anno 100.000 cellulari e il mercato di riferimento si compone di milioni di altri esemplari dello stesso tipo, l’azienda in questione dovrà necessariamente stabilire per i suoi prodotti un prezzo competitivo, altrimenti i consumatori sceglieranno un cellulare dalle stesse caratteristiche, messo in vendita da un’altra azienda a un prezzo minore. Allo stesso modo il detentore di una relativamente moderata quantità di titoli e di capitali, non riuscirà con alcuna operazione a influire sull’andamento del prezzo dei titoli che possiede.
In un mercato perfettamente concorrenziale, in cui cioè gli andamenti dei prezzi fossero determinati esclusivamente dal rapporto tra domanda e offerta, senza barriere all’entrata e all’uscita, tutti i partecipanti sarebbero considerabili price takers.
Tuttavia i mercati perfettamente concorrenziali sono una condizione principalmente teorica, che non ha effettivamente riscontro nella realtà economica contemporanea. Le tariffe doganali tra diversi paesi, l’asimmetrica informazione dei consumatori, gli alti costi di avvio di un’impresa, così come la presenza di soggetti economici detentori di quote di mercato oligopolistiche o monopolistiche, impediscono a più livelli l’esistenza di reali mercati perfettamente concorrenziali.