Cosa è lo swap nel mondo della finanza

Pubblicato da Patrick Colombo il

Nell’intricato mondo della finanza contemporanea i termini di uso comune derivati da altre lingue sono sempre più diffusi. È impossibile avvicinarsi a questo ambito senza accettare di dover avere qualche dimestichezza con termini in lingue straniere, in particolare l’inglese.

Il concetto di “swap” rientra probabilmente nella lista dei termini tecnici inglesi più utilizzati in finanza, soprattutto perché non vi è alcun termine italiano per intendere la stessa cosa. Letteralmente questa parola potrebbe essere tradotta come “scambio”, avvicinandoci in qualche modo al suo significato effettivo.

Swap come funziona

In realtà uno swap non è altro che un contratto, attraverso il quale due soggetti scambiano tra di loro degli strumenti finanziari. Si tratta di uno di quei prodotti finanziari che vanno genericamente sotto il nome di prodotti derivati. Gli strumenti scambiabili attraverso un contratto swap possono essere, teoricamente, qualsiasi cosa, anche se nella gran parte delle situazioni lo scambio previsto dal contratto si calcola periodicamente a partire da una somma di denaro predefinita e concordata dalle parti in causa, detto capitale nozionale.

Questo capitale solitamente assume un valore prettamente teorico, configurandosi semplicemente come valore di riferimento per il calcolo degli scambi effettivi. Il contenuto del contratto riguarda principalmente i termini temporali dei reciproci pagamenti tra le due parti e le diverse variabili secondo le quali le due somme verranno calcolate.

Nonostante il largo utilizzo che ne viene fatto, gli swap non sono prodotti scambiati normalmente sui mercati finanziari regolamentati. Al contrario, questi accordi sono solitamente siglati in forma privata tra le due parti, inserendosi nel cosiddetto mercato “over the counter”, ossia quella mole di operazioni finanziarie non registrate nei comuni circuiti di borsa e regolate esclusivamente dalle leggi della domanda e dell’offerta.

Il contratto swap più comune è quello sui tassi di interesse, ma ve ne sono diversi altri modelli. Andiamo ad approfondire i più comuni.

Tipologie

Iniziamo dalla tipologia più diffusa, quella degli swap di tassi d’interessi. In questo caso, due soggetti scambiano tra loro somme di denaro che vengono definite in base a due diversi tassi di riferimento applicati periodicamente su di un capitale astratto a cui si fa riferimento.

Gli swap di protezione dal fallimento, in inglese “credit default swap”, servono a garantire un soggetto in caso di fallimento di un creditore terzo o di un’azienda. Funzionano come una vera e propria assicurazione privata, per cui un soggetto esterno al rapporto di debito si pone come garante della solvibilità del debitore, percependo per questo servizio un pagamento periodico.

Gli swap di valute consistono in un accordo di cambio tra due diverse valute in due diversi momenti nel tempo. In questo caso il tasso di cambio tra le due valute determinerà l’ammontare dei diversi pagamenti tra le parti del contratto.

I cosiddetti “commodity swap” sono invece contratti indicizzati secondo il prezzo di mercato di materie prime o prodotti strategici, come il petrolio o l’oro. I pagamenti in questo caso seguono il valore del bene di riferimento sui mercati borsistici. Questi contratti sono utilizzatissimi per contenere le fluttuazioni nel prezzo delle materie prime e solitamente vengono stipulati tra compagnie legate alla produzione e distribuzione di petrolio e altri beni energetici. In ogni caso sono una scommessa sull’andamento futuro di un sottostante.

Categorie: Finanza

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